L’uomo che procede lento parla da un passato lontano, dimenticato, inattivo, forse inadatto.
Risponde al bisogno di risposta dell’artista.
Di risposta all’oggi, questo nostro oggi violentato dall’assenza di interiorità, di bene, di sentimento, di volontà e capacità di gettare le mille maschere.
.. credimi... grida... ascoltami... dai più luce alla speranza. L'atto pittorico di Amelia Salladini si fonde con questa voce lontana.
Dalla fine degli anni ottanta la “poetica dell’uomo puro” è il presupposto di tutta la sua estetica.
I pagliacci di “UNA FOTO” del 1989 lavano via il trucco sbiadito dal viso, appaiono al loro posto individui di colore denso, piangenti e ridenti essenze lontane, contorte nel sentimento immaturo e in una capacità raffigurativa che per tentativi cerca la strada seguendo solo quel grido di pancia inespresso.
Dieci anni dopo inizia la definizione del cammino, l’emozione si ordina nel codice comunicativo della frammentazione e della decomposizione cromatica. La necessità di osservare, di decodificare ed elaborare i sentieri della primitività e il vissuto attuale. Amelia non inventa, Amelia osserva e scompone la luce di ciò che vede.
Analisi dell’attuale. Faticoso antagonismo all’isterismo contemporaneo. La speranza è nella luce: questa luce divisa geometricamente per rendere ordinato un presente a volte sfuggente ed incomprensibile. Rigore, pazienza, c’è un senso da recuperare! Il senso del passato delle menti semplici.
Dal 2001 il perfezionamento. Amelia raggiunge l’apice consolatorio dello splendore cromatico, concedendo alle sue tele una potente illuminazione. La luce. La consapevolezza di una naturalità lontana, dimentica e dimenticata. Ma oggi è solamente l’ora del dolore. L’illuminata speranza scava nel colore di Amelia. Tutto questo ci porta con la memoria a ricordare il primitivismo di Gauguin. Le tracce si scorgono anche nella stesura del colore, “sintetizzato”, puro, piatto e squillante. La divisione geometrica e la distruzione della prospettiva di alcuni lavori ricordano il cubismo di Georges Braque.
Dieci anni dopo inizia la definizione del cammino, l’emozione si ordina nel codice comunicativo della frammentazione e della decomposizione cromatica. La necessità di osservare, di decodificare ed elaborare i sentieri della primitività e il vissuto attuale. Amelia non inventa, Amelia osserva e scompone la luce di ciò che vede.
Analisi dell’attuale. Faticoso antagonismo all’isterismo contemporaneo. La speranza è nella luce: questa luce divisa geometricamente per rendere ordinato un presente a volte sfuggente ed incomprensibile. Rigore, pazienza, c’è un senso da recuperare! Il senso del passato delle menti semplici.
Dal 2001 il perfezionamento. Amelia raggiunge l’apice consolatorio dello splendore cromatico, concedendo alle sue tele una potente illuminazione. La luce. La consapevolezza di una naturalità lontana, dimentica e dimenticata. Ma oggi è solamente l’ora del dolore. L’illuminata speranza scava nel colore di Amelia. Tutto questo ci porta con la memoria a ricordare il primitivismo di Gauguin. Le tracce si scorgono anche nella stesura del colore, “sintetizzato”, puro, piatto e squillante. La divisione geometrica e la distruzione della prospettiva di alcuni lavori ricordano il cubismo di Georges Braque.